Scriveva Gianni Rodari nel suo celebre “La grammatica della fantasia”: Tutti gli usi della parola a tutti mi sembra un buon motto, dal bel suono democratico. Non perché siano tutti artisti, ma perché nessuno sia schiavo.
A Gianni Rodari sono bastate poche battute per illustrare il rapporto parole-potere.
Chissà che cosa direbbe oggi davanti all’utilizzo spregiudicato della lingua a opera di politici, giornalisti, commentatori televisivi, influencer.
La propaganda e la manipolazione esistono da sempre, ma la loro diffusione e amplificazione istantanee attraverso i social network è questione recente. È dunque attuale la necessità di un uso responsabile delle parole e che sempre più persone conoscano “tutti gli usi della parola”.
Utopia? No, se questo tema venisse preso in carico da chi per princìpi, statuto, missione e progetti si prende cura delle persone e dell’intero pianeta: il cosiddetto terzo settore. L’avere cura di qualcuno o qualcosa potrebbe cominciare dalla scelta ponderata delle parole, dall’evitare manipolazioni di senso e dall’agevolare la comprensione.
Esempi virtuosi ne abbiamo.
Cito il chirurgo e co-fondatore di Emergency Gino Strada, abituato a evitare ogni retorica e maquillage linguistico.
Invece di missione di pace, esportazione della democrazia, bombe intelligenti, effetti collaterali parlava di guerre, bombe, giocattoli esplosivi (i pappagalli verdi) studiati per mutilare i bambini.
Si definiva contro la guerra, non uomo di pace.
Ringraziando Gino Strada e quanti hanno reso fondamentale l’operato di Emergency nel mondo, a cominciare dalla co-fondatrice e moglie Teresa Sarti, passo a un altro esempio di manipolazione del linguaggio, che tutti abbiamo letto o sentito.
Comincia con dittatura, termine potente che evoca milioni di morti in campi di sterminio, campi di rieducazione, mancanza di libertà, restrizioni, ingiustizie inflitte a molti per la decisione di pochi.
Prosegue con l’aggettivo sanitaria.
Il risultato è un’espressione terrorizzante costruita a tavolino, che accompagna da mesi il tema Covid, pandemia, vaccini.
Missione di pace, esportazione della democrazia, bombe intelligenti, effetti collaterali rendono accettabili la guerra, le bombe, i morti.
Dittatura sanitaria rende inaccettabili il vaccino e le restrizioni per contenere la pandemia da Covid.
Ogni giorno vediamo, leggiamo, sentiamo anche parole utilizzate a sproposito, depotenziate. Una di queste è amore.
La trasmissione televisiva Amore criminale parla di femminicidi. Niente a che vedere con il nobile sentimento, bensì con l’analfabetismo affettivo, la cultura patriarcale e maschilista ben radicate in Italia.
Certo, un titolo come questo sollecita l’attenzione e il voyeurismo dei telespettatori.
Arriverà mai il tempo in cui le ragioni dell’Auditel andranno a braccetto con il rispetto delle persone?
Rivolgo questa domanda anche a chi lavora nel o per il terzo settore.
Quante volte abbiamo scritto e letto la parola amore in contesti ad alto rischio di fraintendimenti come
le campagne per l’adozione/il sostegno a distanza?
Da qualche anno si parla tanto di donor love e donor care. Bene.
Facciamo nostro il motto di Don Milani: I care (Mi sta a cuore, mi riguarda).
Prendiamo a cuore i sostenitori acquisiti e potenziali cominciando a scegliere con cura le parole che rivolgiamo loro.
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